Intervista a Oleg Kuzmir, il regista dello stage azzurro di Pietroburgo e del sì di Valuev
Si chiama Oleg Kuzmir, ha 63 anni e un feeling speciale con la boxe italiana. Abita a Pietroburgo e ha il viaggio facile. Responsabile per la federazione russa del Nord Est, estensione quattro volte l’Italia. Dove è stato in varie occasioni, come coach e tecnico delle rappresentative provenienti da Pietroburgo.
L’ultima nell’aprile del 2008, in occasione del Memorial Carlo Duran, due i confronti, il primo a Molinella e il successivo a Ferrara. Talmente responsabile del gruppo il signor Oleg Kuzmir, da inserirlo nel programma redatto dagli organizzatori tramite la FPI, come avversario di Roberto Cammarelle, che non era ancora campione olimpico, ma già iridato a Chicago. Oleg, chiarì subito che non aveva più l’età, anche se in gioventù si era comportato bene sul ring, ma non oltre i 57 kg. Così venne “sostituito” da Alexey Avohu, il vero supermassimo preposto per Roberto. Cose che capitano.
Lo scorso maggio, la nazionale azzurra ha scelto l’antica capitale dell’epoca zarista per un primo stage, in proiezione mondiali di Milano. Esperienza positiva, affidando tutta la parte logistica a Oleg Kuzmir che l’ha gestita nel modo migliore, trovando la struttura giusta, la palestra giusta e gli sparring ideali. Talmente tutto perfetto che per la trasferta di agosto, dedicata al lavoro ultimativo, quello della quantità, Francesco Damiani e Raffaele Bergamasco concordarono non avesse altra collocazione che quella precedente.
Che poi il soggiorno abbia superato le attese, con l’arrivo di uno sparring d’eccezione come Nikolay Valuev, significava che al meglio c’è sempre spazio. Oleg oltre ad essere esperto della situazione interna, è stato anche testimone attento dei progressi dell’Italia, una nazionale capace di salire nei quartieri alti tra le grandi, dopo decenni di digiuno.
Prima di lasciare Pietroburgo, dove abbiamo seguito per il Miloc gli allenamenti dei nostri ragazzi, era d’obbligo chiedere a Kuzmir un giudizio sull’Italia e nel contempo qualche delucidazione sulla squadra russa che sta ultimando la preparazione nei pressi di Mosca.
Doveroso ringraziare Alexander Egorov, l’accompagnatore e interprete della nazionale italiana, sempre disponibile per la collaborazione.
D: Nel luglio del 2007, a Siena e Spoleto, portò una formazione russa contro l’Italia e vide all’opera la nazionale italiana, da Russo a Picardi, da Valentino a Parrinello e Di Savino. Mancava solo Cammarelle. Successivamente ha avuto occasione di seguire la nazionale azzurra fino all’ultimo stage di Pietroburgo. Pensava ad una escalation tanto clamorosa?
“Partirei da Cammarelle, che per diverse stagioni ha sofferto la presenza di Povetkin, la sua bestia nera. Dopo Atene, col russo passato professionista, era facile intuire che avrebbe avuto grandi soddisfazioni. Anche per Russo si trattava di maturare, le doti non gli mancavano, doveva solo crederci. La valorizzazione degli altri in particolare di Picardi, più di Valentino, ma anche di Parrinello e Di Savino sono merito dei tecnici. Reputo Damiani e Bergamasco quanto di meglio si possa desiderare a livello di maestri. Li conosco molto bene e formano un tandem perfetto. Il presidente Franco Falcinelli ha trovato il meglio sul piano tecnico e umano, che è l’aspetto fondamentale, per tirare fuori il massimo dai ragazzi. Puoi avere una squadra di ottimi elementi, ma se manca l’affiatamento generale, il rendimento scende del 50%. Ho visto con quale impegno i ragazzi si preparano e ascoltano i consigli dei trainer. Sono un gruppo molto unito, che sa ridere e impegnarsi”.
Migliorato rispetto al 2007?
“Enormemente. Compresi i due big Roberto e Clemente. Negli ultimi allenamenti a Pietroburgo, mi hanno davvero impressionato. Sarà difficile batterli ai mondiali. Ma anche gli altri non scherzano. Qualcuno come il superleggero (Vangeli) e il medio (Podda) debbono ancora crescere, ma si impegnano al massimo. Picardi è l’esempio di come l’applicazione e la fiducia riescano a compiere dei quasi miracoli. Nessuno pensava al doppio bronzo, mondiale e olimpico. Lui ci è riuscito e adesso batterlo non è facile. Ho visto Valentino molto pimpante, forse troppo. Deve cercare di evitare la battaglia a viso aperto. Per il resto è davvero bravo. Anche Parrinello e Di Savino sono cresciuti parecchio”.
In Russia le medaglie italiane hanno sorpreso?
“Forse i distratti. Personalmente non più di tanto, anche se come in tutti i tornei, la componente fortuna conta eccome. Sia a Chicago che a Pechino, la fortuna (sorteggi) è stata dalla vostra parte e voi siete stati bravissimi a sfruttarla al meglio. Servirà anche ai mondiali, per noi e per voi, pur se con le teste di serie, la situazione dovrebbe essere più equilibrata per la nazioni più forti”.
A Milano nei supermassimi ci sarà Denis Sergeyev, in pratica il migliore dal 2007, anche se venne preferito Islam Timurziev, deludente sia a Chicago che a Pechino. Perché quella scelta?
“Denis manca di grinta, boxa bene ma non ha la cattiveria che il miglior Timurziev possedeva”.
Dopo Pechino è scomparso, il motivo?
“Purtroppo Islam ha avuto una ricaduta del suo male (tumore al cervello, operato nel 2006) che sembrava superato. Al momento è in terapia, speriamo possa farcela”.
Potesse naturalizzare qualche italiano, chi prenderebbe?
“Troppo facile: Cammarelle e Russo. Che vedo favoriti a Milano”.
La Russia ha una squadra molto compatta, abbastanza esperta, anche se priva dei due ori di Pechino, Tishenko e Chakhkiev leggeri e massimi. Solo quattro i titolari dei Giochi, il minimosca Ayrapetyan, il gallo ora piuma Vodopyanov, il piuma ora leggero Selimov e il massimo Beterbiev. Tutti gli altri sono al primo esame mondiale, in particolare il mosca Aloyan 21 anni, il gallo Abzalimov e il welter Zamkovoy vera sorpresa. Gli altri hanno buoni risultati, il massimo Mekhontsev è campione europeo e vanta un pari con Russo, Sergeev è vice europeo, battuto in finale dal bulgaro Pulev che dopo aver assicurato il passaggio al professionismo, ci ha ripensato e lo ritroveremo ai mondiali. Vi permettete di lasciare a casa il leggero Kostylev campione d’Europa, i due argenti Ambartsumov (piuma) e Koptyakov (medi). Quante medaglie potete vincere?
“Distinguiamo fra l’oro e il podio. Per il primo posto penso lotteranno il piuma, il leggero, il welter e forse il massimo. Per il podio ci metterei il minimosca, il mosca, il medio e il supermassimo. Sarebbe un grande successo”.
Il futuro di Tishenko?
“Recentemente il suo tecnico ha parlato con Khromov il ct russo. Da quanto ne so, l’unica possibilità è tornare nei leggeri, per puntare al terzo oro a Londra nel 2012. Diversamente la vedo difficile”.
Come ha fatto a convincere Valuev a fare i guanti con Cammarelle e Russo?
“L’esperienza e l’amicizia contano. Il suo tecnico Alex Zimin, era un mosca quando combattevo anch’io. Siamo grandi amici, gli ho chiesto un favore e lui non ci ha pensato neppure un momento a dire sì. Nikolay sta iniziando a prepararsi per la difesa mondiale contro l’inglese Haye e fare i guanti con i migliori dilettanti in assoluto non gli dispiaceva. Infatti dopo l’esperienza era felice e soddisfatto. Tenete conto che è lo sportivo più popolare di Pietroburgo. Lo ha fatto per pura amicizia”.
La rivedremo a Milano per i mondiali?
“Sarebbe molto bello. Vediamo se il presidente Franco Falcinelli si ricorderà di Oleg. Diversamente seguirò l’evento in televisione. A Pietroburgo il lavoro non manca. Certo essere sul posto è l’ideale”.